Così milizie libiche e navi cargo ENI uccidono assieme le persone in mare.
L,a ragazza si getta in acqua il 28 settembre 2025 alle 8:43 UTC, nel mar Mediterraneo, tra le tre strutture della piattaforma ENI di Bouri Fields, al cospetto di due navi cargo che lavorano per le piattaforme ENI.
Un tuffo, il suo, deciso in un secondo ma fondato su venti lunghi anni di ingiustizie e sofferenze. Le milizie libiche stanno arrivando a catturarla, di nuovo, lei sa dove la porteranno e cosa le accadrà, lo sa perché le è già successo, tante volte.
Ma stavolta no, si dice, e si tuffa.
Così, in mezzo ai simboli del potere politico ed economico europeo, la ragazza tenta quell’ultima fuga e muore tentando. Affoga. Il suo corpo viene abbandonato in mare dall’equipaggio della nave cargo Maridive 704 che non può o non vuole recuperarlo.

Di lei, della sua vita, del suo essere donna in fuga dall’orrore, dei suoi sogni infranti, delle sua stessa esistenza, viene occultata ogni traccia dai potenti responsabili di questa morte. “3 missing” è l’unica frase che IOM scrive sul suo periodico e forse compiaciuto bollettino dei respingimenti dal mare ai lager libici. L’icona è maschile. La ragazza non è mai esistita.
Invece no. Io non ci sto.
Sei anni fa ho creato un progetto, JLProject, poi diventato un collettivo, per aiutare legalmente le persone catturate in mare e deportate nei lager libici. Da subito migliaia di persone migranti hanno aderito e mi hanno contattata fornendo le loro testimonianze. Oggi è attivo più che mai e tre compagni di viaggio della ragazza mi hanno scritto raccontando per filo e per segno tutto ciò che è successo. I tre testimoni si vedono nelle fotografie che l’aereo Seabird di Sea Watch ha scattato mentre sorvolava la scena di questo crimine.
Grazie alle foto di Sea Watch (Credits Chiara Bellamoli, grazie di esistere, Chiara!!!) e alle testimonianze dei sopravvissuti, al JLProject abbiamo ricostruito il caso. Adesso sappiamo praticamente tutto, compreso il fatto che tra i “3 missing” c’era una ragazza.
La ragazza affogata
Una ragazza nigeriana in Libia è per definizione vittima di due tratte: la tratta nigeriana e la tratta libica. La seconda, su cui in questi anni ho indagato e scritto moltissimo, è un occulto, ignobile e crudele sistema di sfruttamento sessuale delle donne supportato e finanziato dal governo italiano e biecamente ignorato e sfruttato da IOM, l’agenzia ONU per le migrazioni che con fondi pubblici riconsegna le vittime della tratta libica alla tratta nigeriana perché un’altra agenzia dell’ONU, l’UNHCR, a Tripoli rifiuta di riconoscere la protezione alle donne nigeriane vittime di tratta.
E’ in questo sistemico orrore istituzionale che la ragazza ha maturato la decisione di tentare il tutto per tutto e prendere il mare.
Governo italiano, Frontex, ENI, UNHCR, IOM. Queste sono le cinque potenti istituzioni coinvolte nella morte della ragazza e di tante altre ragazze come lei.
L’orribile circolo vizioso funziona così:
Le ragazze nigeriane vengono portate in Libia dalla tratta nigeriana, imbarcate su barchini fatiscenti che affondano, arrivano o vengono catturate in mare.
Chi affonda muore e nessuno ne saprà mai niente.
Chi arriva prosegue il viaggio e viene collocata in strada nel racket della prostituzione europeo gestito da criminali di varie nazionalità, non solo nigeriana.
Chi viene catturata – dalle milizie libiche con la collaborazione ed il coordinamento di Governo italiano, Frontex ed ENI – finisce nei lager libici finanziati dal governo italiano. Qui le ragazze vengono stuprate e vendute. Emblematica è la vendita di 60 donne e bambine fatta dal direttore (interlocutore del governo italiano) del lager di Tarek al Mattar (l’ho raccontata su Il Manifesto).
In Libia UNHCR rifiuta di riconoscere la protezione alle donne nigeriane vittime di tratta nonostante le regole UNHCR lo impongano. Questo è un fatto e se per caso qualche capoccia di UNHCR dovesse scrivere sui social che mento, avvisatemi e gli consegnerò la mia lista di 1409 (millequattrocentonove) donne e bambine nigeriane che in questi anni si sono rivolte a me con i loro dati e la loro denuncia e gli chiederò di fare il lavoro che dovrebbe fare e non fa: occuparsi di queste donne. Quello che invece UNHCR fa, illecitamente, è passare i casi a IOM per convincere le donne a firmare il rimpatrio “volontario” in Nigeria. L’ho raccontato qui.
Chi firma il rimpatrio “volontario” (ci vogliono le virgolette) viene riconsegnata alla tratta nigeriana e da lì ricomincia il viaggio: trasferimento in Libia, imbarco e tutto il resto.
Le ragazze che rifiutano il rimpatrio invece non hanno altra scelta che provare a fuggire dai lager e dalla Libia. In mare.
La dinamica del respingimento del 28 settembre 2025
L’abbiamo ricostruito così:
L’aereo spia Sparrow2 di Frontex (in servizio all’operazione Themis di Governo italiano e Frontex) è sulla scena dalla prima mattina. La nave cargo MVP EVEREST vede le persone, comunica via radio che le ha viste ma non le soccorre. Anche la nave cargo MARIDIVE 704 vede e non soccorre. Arriva una motovedetta della cosiddetta guardia costiera libica, è la motovedetta criminale Nalut 302, regalata alle milizie dal governo Meloni, la conosciamo già perché ha compiuto già diversi crimini in mare. Alcune persone, spaventate, si gettano in mare.

Tre persone affogano, sono una ragazza nigeriana, un ragazzo del Ciad e un ragazzo del Sudan. Le altre persone riescono a salire sulla Maridive 704. L’equipaggio della Maridive le fa salire e promette che non le consegnerà alle milizie libiche. Ma mente.

Poco dopo la Maridive 704 lascia accostare la motovedetta libica e consegna le persone sopravvissute. I miliziani della Nalut 302 prelevano con la forza e le armi le persone, le picchiano e le deportano a Tripoli, nel lager di Ain Zara.
(Credits per le foto: Chiara Bellamoli – Sea Watch)
Le navi cargo coinvolte
Entrambe le navi, come potete vedere, lavorano per le piattaforme ENI:
La nave MPV EVEREST, battente bandiera della Bahamas, è un’imbarcazione polivalente da costruzione, di proprietà di Maritime Construction Services (MSC), una consociata di New Orient Marine.
Lavora spesso alla Sabratha Platform in Libia per conto di Mellitah Oil & Gas (una joint venture tra ENI e NOC).

La nave Maridive 704 (IMO 9603788) batte attualmente bandiera del Belizee appartiene alla società egiziana Maridive & Oil Services SAE.
Maridive lavora per le piattaforme ENI tramite la sua joint venture con NOC e Mellitah Oil & Gas per il progetto di sviluppo del gas al largo della Libia. La Maridive & Oil Service S.A.E. ha diversi accordi con la Mellitah Oil and Gas (partecipata da ENI) per le attività di esplorazione e produzione presso le piattaforme al largo della Libia (soprattutto Bouri Fields). Nel 2024 per esempio ha siglato un contratto da 29,72 milioni di euro.
L’equipaggio della Maridive 704 getta almeno un cadavere in acqua
Nelle foto scattate da Sea Watch (che non vi mostro, ma che sono state trasmesse agli avvocati dei sopravvissuti) si vede un cadavere legato con una corda e uomini sulla Maridive 704 che cercano di issarlo a bordo. “Non ci sono riusciti e lo hanno rigettato in mare” mi raccontano tre diverse persone sopravvissute.
Due domande sorgono spontanee:
- L’equipaggio della Maridive ha denunciato alle autorità competenti di aver abbandonato almeno un cadavere in mare?
- Perché IOM, che aveva a disposizione le testimonianze delle persone sopravvissute, nel suo bollettino scrive “3 missing”, dispersi, e non tre deceduti?
I corpi di una ragazza e di due ragazzi gettat o lasciatii in mare come zavorra qualunque. Semplicemente cancellati dalla storia. Tanto, avranno pensato sulla Maridive 704, nessuno lo saprà, nessuno li cercherà.
E invece no. Bisogna cercare i parenti di queste tre persone, chi li conosceva ed amava. Li dobbiamo cercare per poter dar loro una risposta e magari aiutarli a fare causa e a denunciare tutti quegli individui che, in concorso, hanno operato per cancellare i loro cari da questo mondo.
Impossibile? No. E’ molto più facile di quando nel 2019, da sola e senza esperienza, mi misi a cercare le persone deportate dalle navi cargo italiane. Alla fine le ho trovate.
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